Alta Via 2 delle Dolomiti: il percorso, lo zaino, info utili e la mia esperienza

Alta Via 2 delle Dolomiti: il percorso, lo zaino, info utili e la mia esperienza
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La montagna è fatta per tutti, non solo per gli alpinisti: per coloro che desiderano il riposo nella quiete come per coloro che cercano nella fatica un riposo ancora più forte.

GUIDO REY (alpinista e scrittore italiano)

Premessa

Un viaggio a piedi non è di certo un’esperienza che possa essere trattata in un unico articolo. Specialmente se quel viaggio è un trekking sulle Dolomiti di due settimane abbondanti. Ho pensato a lungo su come tradurre la mia esperienza in informazioni utili ad altri escursionisti che vogliano percorrere tutta o una parte dell’Alta Via 2. Non volendo essere frettolosa nella trattazione delle tappe, questo articolo comprenderà una descrizione generale dell’itinerario, alcune informazioni utili su come organizzare il viaggio e la traccia gpx del trekking. Le descrizioni delle tappe sono in fase di elaborazione. Poichè questo lavoro richiederà diversi mesi di studio e approfondimenti, aggiornerò questo articolo quando avrò trovato la giusta formula di condivisione delle singole tappe con voi lettori. Nel frattempo, continuate a leggere per scoprire le caratteristiche di uno dei trekking in quota più belli del mondo! 😉

Di cosa parleremo in questo articolo

Alta Via 2 delle Dolomiti: che cos’è
Le tappe dell’Alta Via 2 delle Dolomiti
Gruppi montuosi attraversati
Come organizzare i pernottamenti
– Come orientarsi
Scarica gratuitamente la traccia dell’itinerario
Alcuni dati sulla mia Alta Via 2 delle Dolomiti
Il contenuto del mio zaino
Q&A: rispondo alle vostre domande

Alta Via 2 delle Dolomiti: che cos’è

L’Alta Via 2 delle Dolomiti è uno degli 8 lunghi trekking che attraversano le nostre bellissime Alpi. Si tratta di un percorso di circa 180 chilometri e 11.000 metri di dislivello con partenza da Bressanone (BZ) e arrivo a Feltre (BL). Tra tutte le Alte Vie, la numero 2 è sicuramente quella più variegata, sia in termini di tipologia di sentieri, che di gruppi montuosi attraversati. Il periodo consigliato per la percorrenza è ovviamente quello che va da giugno a settembre dato che la quota media dell’itinerario è di 2100 metri.

Le tappe dell’Alta Via 2 delle Dolomiti

Il percorso classico dell’Alta Via 2 delle Dolomiti prevede 14 tappe da percorrere in altrettanti giorni cui vanno sommate le giornate per raggiungere il punto di partenza e tornare a casa. Chiaramente le tappe possono essere personalizzate a proprio piacimento nel caso in cui non si disponga di due settimane continuative o si voglia rendere l’itinerario più “challenging”. Personalmente ho preferito rispettare le tappe indicate, sia perchè avevo due settimane abbondanti a disposizione, sia perchè non ero sufficientemente allenata per sostenere sforzi troppo prolungati con uno zaino che oscillava tra i 12 e i 14 chili. Ecco quindi le tappe del mio viaggio:

  • 1: trasferimento a rifugio Plose (Bressanone)
  • 2: da rifugio Plose a rifugio Genova (o Malga Gampen)
  • 3: da rifugio Genova a rifugio Puez
  • 4: da rifugio Puez a rifugio Pisciadù
  • 5: da rifugio Pisciadù a rifugio Castiglioni alla Marmolada
  • 6: da rifugio Castiglioni alla Marmolada al Passo San Pellegrino
  • 7: da Passo San Pellegrino a rifugio Mulaz
  • 8: da rifugio Mulaz a rifugio Pedrotti
  • 9 e 10: da rifugio Pedrotti a rifugio Pradidali e rifugio Treviso
  • 11: da rifugio Treviso a passo Cereda
  • 12: da rifugio Cereda a rifugio Boz
  • 13: da rifugio Boz a rifugio Dal Piaz
  • 14: da rifugio Dal Piaz a Pedavena e Feltre

Gruppi montuosi attraversati

L’Alta Via 2 delle Dolomiti attraversa ben 6 gruppi montuosi. Questo è senz’altro uno dei motivi che mi ha guidato nella scelta del trekking. Alcuni di questi gruppi, infatti, li avevo già visti (o intravisti) in bicicletta percorrendo il Gardena, il Pordoi, il Valles, il San Pellegrino o il Rolle. Era forte, tuttavia, la voglia di scoprire a piedi sentieri inesplorati e di gettare lo sguardo oltre cime e forcelle che in bici vedevo solo da lontano. Sono molto grata a questo trekking per avermi permesso di attraversare i seguenti gruppi montuosi:

  • Gruppi della Plose e della Pùtia
  • Gruppi delle Odle e del Pùez
  • Gruppo del Sella
  • Gruppo della Marmolada
  • Pale di San Martino
  • Dolomiti Bellunesi e Vette Feltrine

Come organizzare i pernottamenti

A meno che non si voglia caricare il proprio zaino di tenda e relativa attrezzatura da camping, l’Alta Via 2 delle Dolomiti transita per ben 14 rifugi, 2 bivacchi e 5 passi di montagna (Gardena, Pordoi, Valles, San Pellegrino e Cereda). Non mancano quindi le opzioni per organizzare al meglio i pernottamenti in base alla lunghezza delle tappe, siano esse classiche o personalizzate. Volendo limitare il peso dello zaino e avendone la possibilità economica (fattore da non sottovalutare!) ho deciso di appoggiarmi esclusivamente ai rifugi. Ad eccezione di un paio di tappe (in cui i rifugi erano pieni ed ho pernottato in un hotel e una malga), ho avuto la fortuna di riuscire a prenotare tutti i rifugi dell’alta via in tempo. Mi sono mossa con circa 1 mese e mezzo di anticipo cominciando a contattare i rifugi dai primi di luglio in poi per pernottamenti che andavano dal 6 al 18 agosto. Con quanto anticipo prenotare i pernottamenti dipende anche dal periodo di percorrenza dell’Alta Via. Personalmente, avendo a disposizione soltanto le due settimane centrali di agosto e sapendo che avrei transitato in zone molto famose e affollate delle Dolomiti ho preferito muovermi per tempo.

Come orientarsi

Da brava maniaca del controllo, una delle prime cose che ho approfondito sull’Alta Via 2 delle Dolomiti è stata la segnaletica. Avendo inizialmente deciso di partire da sola, non volevo assolutamente correre il rischio di perdermi dato che tutti i sentieri sarebbero stati per me totalmente inediti. Ho prima intuito e ben presto avuto conferma già dalla prima tappa che la mia preoccupazione era abbastanza futile. Dal primo all’ultimo rifugio, i sentieri sui quali corre l’Alta Via 2 sono tendenzialmente molto ben segnalati. Oltre ai numeri dei vari sentieri, il simbolo dell’Alta Via (un triangolo rosso al cui interno è dipinto un 2) ricorre su massi, segnavia CAI e altra cartellonistica. Per sicurezza avevo con me sia una traccia gpx che ho caricato su Komoot, sia una guida trovata online (non aggiornata) che avevo scaricato e stampato prima della partenza. Posso affermare con una certa sicurezza che se non mi sono persa io, l’orientamento non sarà un problema per voi 😂.

Scarica gratuitamente la traccia dell’itinerario

Alcuni dati sulla mia Alta Via 2 delle Dolomiti

Giorni di trekking: 13
Tappe saltate: 1
Chilometri percorsi: 150
Dislivello positivo totale: 8700
Dislivello negativo totale: 9500
Quota massima: 2932 metri (Passo delle Farangole – Pale di San Martino)
Quota minima: 1369 metri (Passo Cereda)
Peso dello zaino: 12 – 14 chili
Chili persi: 2
Calorie ingerite: non abbastanza 😋
Momenti di pura felicità: infiniti

Il contenuto del mio zaino

Sebbene negli anni abbia accumulato esperienza nei cammini a piedi, non avevo mai preparato uno zaino a prova di lunghi trekking sulle Dolomiti. Il web mi è venuto in aiuto e dopo aver scritto nero su bianco una prima lista di abbigliamento e attrezzatura da includere, ho limato l’elenco in base all’esperienza che altri camminatori hanno condiviso online. Ho poi rivisto l’elenco in base a quello che generalmente metto nello zaino per escursioni giornaliere, bivacchi e camping, includendo una serie di oggetti e alimenti che avrebbero potuto aiutarmi in situazioni di emergenza (maltempo improvviso, infortuni, ecc). Ecco quindi l’elenco definitivo degli oggetti che mi hanno fatto compagnia in questo meraviglioso viaggio!

Abbigliamento

Attrezzatura + varie

Acqua, cibo e sali minerali

In rifugio

Sicurezza

Q&A: rispondo alle vostre domande

Sia durante la percorrenza dell’Alta Via che subito dopo il mio rientro, ho ricevuto tantissime domande e curiosità su questa particolare esperienza di viaggio. Rispondo qui alle domande che mi sono arrivate (riportandole in forma anonima) poichè sono state sollevate questioni molto pertinenti che potrebbero aiutare futuri escursionisti ad organizzare un’Alta Via.

Quali sono i motivi che ti hanno spinto a fare un viaggio così in solitaria?

Dieci anni fa, per i miei 20 anni mi regalai il Cammino di Santiago: partii da sola e rimasi in Spagna per 45 indimenticabili giorni in cui mi sentii totalmente libera. Per i miei 30 anni volevo vivere un’esperienza che fosse altrettanto indimenticabile e spettacolare. Volevo camminare e faticare passo dopo passo, forcella dopo forcella, rifugio dopo rifugio. Sinceramente non ho mai analizzato i motivi che mi hanno portato su questa Alta Via: è difficile dare un nome al fortissimo richiamo che la montagna continua ad esercitare su di me. Sapevo soltanto che volevo trascorrere del tempo in alta quota e che volevo percorrere una parte dell’itinerario da sola.

Come stai in termini di dolori fisici?

Rispetto ai miei timori iniziali, devo dire che il mio fisico ha retto bene. Ho avuto soltanto una leggera infiammazione del trapezio tra il terzo e il sesto giorno (risolta con cerotti Thermocare) e dolori articolari (sopportabili) a ginocchia e caviglie verso la fine del viaggio. I fastidi alle articolazioni sono comparsi quando le tappe hanno iniziato ad avere più discesa che salita 😅 Non essendo molto allenata direi che è andata benissimo.

Cosa pensavi mentre camminavi? Pensiero ricorrente?

Qualsiasi pensiero si affacciasse alla mia mente che non riguardasse dove puntare le bacchette, come muovere le braccia o le gambe per cercare l’appiglio o dove mettere i piedi, andava via tanto rapidamente come si era presentato. E’ uno dei motivi per cui adoro la montagna. La mia mente si spegne e penso solo all’attimo presente, che poi è tutto quello che conta. Certo, un occhio ogni tanto puntava al cielo per sondare eventuali cambiamenti metereologici e lo stomaco ogni tanto pensava al piatto di polenta e formaggio che avrei mangiato in rifugio, ma tutta la mia attenzione era concentrata sul sentiero. Nei momenti in cui ero ferma e mi guardavo intorno, invece, riuscivo solo a pensare a quanto fossi fortunata nel poter contemplare tutta quella bellezza.

Cosa ti è piaciuto di più?

Domanda difficile 😬 Potrei rispondere le montagne che ho attraversato, le persone che mi hanno incoraggiato lungo i sentieri, l’atmosfera che si respira nei rifugi. Ma la verità è che la cosa che mi è piaciuta di più è stato condividere parte dell’Alta Via con mio papà che mi ha fatto compagnia dalla prima all’ottava tappa.

Il momento più brutto?

La prima ascesa della dodicesima tappa: Passo del Comedon. A circa 3/4 della salita mi sono ritrovata ad avanzare, quasi senza accorgermene, in un ripido canalino franoso. Già da 30 minuti procedevo alternando facile arrampicata a normale camminata ma solo in quel momento mi sono accorta di aver completamente perso di vista i segnavia. Tornare indietro era troppo rischioso, andare avanti estremamente difficile. Ricordo molto chiaramente il momento in cui gli appigli che trovavo mi rimanevano letteralmente in mano e i muscoli delle gambe, contratti per lo sforzo e il peso dello zaino non mi davano più stabilità. Ho controllato il panico, mi sono rilassata respirando e sono riuscita a salire ma un errore in quel punto sarebbe stato fatale vista l’esposizione del sentiero. Vorrei dare la colpa soltanto alle frane (che avevano reso poco chiara la segnaletica) o al sole contro (che rendeva difficile identificare i segnavia) ma la verità è che quella mattina ero stanca e distratta. Ne sono uscita bene ma ho imparato una grande lezione.

Il momento più bello?

Indubbiamente quello che ho vissuto in cima alla Forcella della Rova (2617 metri), seconda tappa. Dopo una salita abbastanza faticosa, condivisa con altri escursionisti, in cima alla forcella una ragazza con una splendida voce ha intonato una canzone. Ci saranno state 30 persone su quella forcella: chi si imbragava, chi parlava, chi mangiava, chi consultava mappe. Appena la ragazza ha iniziato a cantare tutti si sono ammutoliti: la sua splendida voce, forte e dolce ha iniziato a risuonare tra le alti e imponenti pareti dolomitiche delle Odle. Un momento commovento, semplicemente magico.

Rifugio più bello? E rifugio più accogliente?

Quando si attraversano interi gruppi montuosi e ci si prepara mentalmente e fisicamente ad affrontare qualsiasi cosa possa succedere in montagna, ogni costruzione che abbia la parvenza di essere calda, stabile e sicura diventa magicamente accogliente 😂 Scherzi a parte, a quasi ogni rifugio ho associato uno o più bellissimi ricordi. L’abbondante colazione del Plose, la curatissima cucina di Malga Gampen, la meravigliosa vista dal Puez…e potrei andare avanti ancora per molto! A livello scenografico, il Pisciadù, il Mulaz e il Pradidali sono i rifugi che mi sono piaciuti di più in termini di posizione. L’accoglienza, tendenzialmente, è stata buona quasi ovunque ma al Mulaz e al Pradidali mi sono sentita quasi a casa.

Quanta acqua hai bevuto al giorno?

Così tanta che non l’ho nemmeno contata. Le escursioni che ho fatto negli ultimi anni, specialmente le più faticose, mi hanno insegnato che in quota non si beve mai abbastanza. Giusto per fornire qualche riferimento, durante il giorno svuotavo sempre la camelback (che riempivo con almeno 1 litro e mezzo di acqua) e finivo la borraccia (cui aggiungevo i sali minerali) da 600 centilitri. Arrivata al rifugio, il momento dello stretching coincideva spesso con quello in cui bevevo almeno un altro mezzo litro d’acqua. Rispondendo a questa domanda, devo includere anche le birre da 0,5 che facevo fuori ogni sera? 🤔🍺

Quali sono stati i costi del viaggio (rifugi, bivacchi e cene)?

Esclusi i costi dei trasporti (treni, autobus e cabinovie), ho speso tra i 50 e i 60 euro al giorno. Con questa cifra tutti i rifugi assicurano cena, pernottamento e prima colazione. In genere dalla mezza pensione sono esclusi gli extra (bevande). Le tappe che avevo organizzato non prevedevano il pernottamento nei bivacchi, strutture che sono sempre aperte e in cui non si paga nulla. Avere con me alcune buste di cibo disidratato e il filtro per l’acqua, mi ha consentito di risparmiare circa 15/20 euro al giorno.

Nutrizione: durante la giornata ti è bastato quello che avevi portato con te? Sentito mai fame?

In termini di alimentazione, devo ringraziare la bicicletta per avermi insegnato (dopo anni di crisi di fame 😂) come, cosa e quanto mangiare per rimanere efficiente durante sforzi prolungati. Conoscendo il modo in cui reagisco durante attività sportive intense, avevo con me tutto quello che mi serviva (barrette normali e proteiche, buste di cibo disidratato, vitamine di vario tipo e un paio di gelatine a base di carboidrati). Ho avuto un attacco di fame soltanto durante l’ottava tappa: le tempistiche indicate dalla guida erano chiaramente errate e pensando di arrivare al rifugio nel primo pomeriggio non avevo preparato prima il pranzo. Al rifugio siamo arrivati alle 15 passate e ovviamente ci siamo fiondati sui primi dolci disponibili.

Cosa non hai portato con te e invece avresti dovuto?

Mi costa ammetterlo di fronte a migliaia di lettori ma una l’ho fatta grossa. Nei giorni prima della partenza sono andata a comprare una bombola di gas per il fornello da campo che avrei utilizzato per scaldare l’acqua (i cibi disidratati che avevo con me necessitavano di acqua tiepida o calda). Presa dai preparativi e sovrappensiero ho comprato una bombola che non era compatibile con il mio fornello. Quando l’ho scoperto? Durante la seconda tappa. Nessun fornello è stato maltrattato ma ho lasciato la bombola nel primo rifugio disponibile (a qualcuno sarà tornata utile!) Lezione imparata? SEMPRE provare TUTTA l’attrezzatura prima di partire.

Dislivello massimo e minimo in un giorno?

I dislivelli positivi e negativi di tutte le tappe stanno subendo un’accurata revisione dato che alcuni dati della guida non mi convincono. Attenendomi comunque alle mappe, i seguenti numeri dovrebbero essere quelli più vicini alla realtà:

  • Massimo D+: 1200 (tappa 12)
  • Minimo D+: 500 (tappa 1)
  • Massimo D-: 1600 (tappa 14)
  • Minimo D-: 460 (tappa 4)

E’ un’esperienza che rifaresti?

Assolutamente si. Di certi spettacoli della natura non sono mai sazia. Però magari la bombola del gas la prendo giusta 😉

Sperando di aver risposto in modo esaustivo a tutte le domande che mi sono state fatte, mi auguro che il racconto della mia esperienza sull’Alta Via 2 delle Dolomiti vi abbia intrattenuto e vi sia stato utile nel caso in cui stiate organizzando un’esperienza di viaggio analoga. Sarò più che felice di rispondere ad ulteriori domande pubblicamente (aggiungete la vostra domanda nei commenti di questo post) o via mail (cyclinginlove@gmail.com).

Manuela

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