Via ferrata Farina del Diavolo di Villa Santina (UD): caratteristiche

Via ferrata Farina del Diavolo di Villa Santina (UD):  caratteristiche
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Il mio amore per la montagna assume la forma di molteplici attività fisiche che vanno dai lunghi giri in bicicletta all’escursionismo inteso non soltanto come trekking ma anche come percorrenza di vie ferrate. Ho iniziato a scoprirle nel 2019 e non mi sono più fermata: il blog post di oggi ha come protagonista proprio una bellissima via ferrata del FVG che ho scoperto da un paio di anni e che percorro sempre molto volentieri (ho perso ormai il conto delle ascese, l’ultima è del gennaio 2022 😂). Il percorso di cui vi parlo oggi è la via ferrata Farina del Diavolo, situata a Villa Santina (Carnia, provincia di Udine). Andiamo a conoscerla meglio!

Di cosa parlerò in questo articolo

Dove si trova la ferrata
Dove lasciare la macchina
Caratteristiche della ferrata
Rientro tramite sentiero
Rientro tramite Lauco e strada asfaltata
Pro e contro della Ferrata Farina del Diavolo
Farina del Diavolo: la leggenda dietro il nome
Equipaggiamento

Dove si trova la ferrata

Inaugurata nel 2019, la ferrata Farina del Diavolo si trova in Carnia e più precisamente si sviluppa sopra Villa Santina, piccolo paese distante 8 chilometri da Tolmezzo. La nuovissima via ferrata è stata costruita lungo una parete dell’altopiano che, dal Monte Artenis (1968 metri) domina il fiume Tagliamento e le montagne circostanti. Il percorso, che ha inizio presso il cimitero di Villa Santina, termina in cima all’Altopiano di Lauco, piccolo e suggestivo paesino di montagna che vi presenterò a breve.

Dove lasciare la macchina

L’imbocco della via ferrata Farina del Diavolo si trova in prossimità del cimitero di Villa Santina, nei pressi del quale è presente un ampio parcheggio dove gli scalatori possono lasciare l’auto. A questo link è disponibile la destinazione precisa da impostare sul navigatore.

Caratteristiche della ferrata

Con una lunghezza di 450 metri e un dislivello complessivo di 230 metri, la ferrata è caratterizzata da un forte sviluppo verticale che la rende davvero adrenalinica. Non mancano alcuni brevi tratti in contropendenza, pioli, passaggi tra strette rocce e tratti orizzontali. A circa metà ferrata c’è anche un breve ma divertente ponte che collega la falesia a degli speroni rocciosi poco lontani. In generale, la via ferrata è caratterizzata da moltissimi appigli e corde ben tese. La parte finale della ferrata di Villa Santina, come accennato, conduce sull’altopiano di Lauco che domina l’ampia valle del Tagliamento. L’altezza massima che si raggiunge terminata la scalata è di 710 metri (Villa Santina si trova a 363 metri s.l.m.). A questo link puoi trovare alcuni approfondimenti sul processo di costruzione del percorso 😉

Rientro tramite sentiero

Dato che la ferrata, per motivi di sicurezza, è percorribile soltanto in salita, per tornare a Villa Santina ci sono due possibilità: il rientro tramite sentiero oppure il passaggio per Lauco e il rientro tramite strada asfaltata. Partendo dal sentiero, il percorso si sviluppa quasi del tutto sotto il bosco: superata la parte finale della via ferrata si svolta decisamente a sinistra costeggiando una buona parte della parete appena scalata. Attenzione a non finire fuori sentiero: a pochi metri dalla traccia c’è un vuoto di oltre 200 metri e rientrare in questo modo al parcheggio non mi sembra una grande idea. Si scende quindi verso Villa Santina utilizzando una vecchia strada forestale che poi diventa sentiero: una volta scesi a valle si costeggia la strada statale 52 prima di tornare nuovamente nel bosco e chiudere l’anello in prossimità del cimitero. L’intero percorso è perfettamente segnalato sia con segnaletica verticale, sia con segnavia bianco-rossi del CAI.

Rientro tramite Lauco e strada asfaltata

Una bella alternativa consiste nel raggiungere Lauco, isolato e caratteristico paesino che da nome all’altopiano sopra Villa Santina. Dal termine della ferrata, il centro abitato si raggiunge in circa 10 minuti a piedi (itinerario segnalato che si sviluppa nel bosco). L’arrivo a Lauco, a mio parere, è davvero molto suggestivo: dopo il piacevolissmo tratto sotto il bosco, la visuale si apre e l’altopiano appare in tutta la sua bellezza. Le case del paese appaiono all’improvviso: se arrivate qui d’inverno, verrete accolti da un suggestivo silenzio e dai caminetti fumanti delle case. Da Lauco è possibile rientrare a Villa Santina tramite la strada provinciale 44: il tratto da percorrere su asfalto è di circa 6 chilometri (un po meno tagliando i tornanti attraverso deviazioni non segnalate). In alternativa, sempre da Lauco, ci si può ricongiungere alla strada forestale citata nel paragrafo precedente.

Dove mangiare a Lauco: dopo aver scalato la ferrata, una pausa pranzo a Lauco è d’obbligo! Vi consiglio di raggiungere l’hotel e ristorante “Alla Frasca Verde” che si trova nel centro del paese. Il locale, oltre ad una sala interna, dispone di una nuovissima e curata area esterna ideale nelle giornate di sole! Presso il ristorante è possibile gustare deliziosi piatti incentrati sulla tradizione culinaria locale ma se avete poco tempo a disposizione, sono disponibili anche dei semplici ma ottimi panini. Sostenere le economie di questi isolati paesi di montagna (che rimangono fuori dai grandi flussi turistici) è sempre un bel gesto 😉

Pro e contro della ferrata Farina del Diavolo

Volevo sottolineare pro e contro di questo percorso, mi vengono in mente alcune considerazioni che possono aiutarvi a capire se questo percorso fa al caso vostro.

Pro

  • La via ferrata è molto attrezzata;
  • Il percorso è caratterizzato da passaggi molto vari (verticali, orizzontali, in contropendenza, ecc.) e allenanti;
  • La parete da scalare è esposta a sud ed è assolata: questo rende la via ferrata percorribile in qualsiasi mese dell’anno (ovviamente meglio evitare le giornate estive più afose).

Contro

  • Sebbene la via ferrata sia molto attrezzata e fin troppo ricca di appigli, il percorso non è adatto a chi soffre di vertigini o non si sente a proprio agio con le altezze visto che la ferrata ha uno sviluppo verticale e strapiombante;
  • Il percorso, durante la scalata, non offre grandi cambi di scenario e il panorama potrebbe risultare un monotono;
  • La parete sulla quale si sviluppa la ferrata, in caso di abbondanti piogge, è dominata da una delle cascate più alte d’Europa (cascata della Radime). Inutile sottolineare che quando la cascata non è in secca, la via ferrata non è assolutamente percorribile;
  • Il rientro dalla strada asfaltata potrebbe essere lungo nel caso in cui il sentiero non sia percorribile a causa di frane (la zona è a richio) o presenza di neve e/o ghiaccio.

Farina del Diavolo: la leggenda dietro il nome

Se, come me, vi siete chiesti cosa ci sia dietro il nome “Farina del diavolo“, la risposta si trova in una leggenda locale. Si narra che un povero viandante raggiunse un mulino lungo il fiume Radime (un corso d’acqua locale) presso il quale incontrò una signora molto tirchia che macinava il grano. Chiedendo di avere della farina, la mugnaia rispose che piuttosto che dargliela, avrebbe preferito che fosse il diavolo a prenderla. La farina fu quindi scagliata lungo la parete rocciosa sulla quale si sviluppa la ferrata, proprio per intervento del diavolo. Leggende a parte, non c’è lo zampino del diavolo dietro le striature bianche che si possono ammirare durante la scalata: sono soltanto opere dell’erosione ma ora sappiamo che il nome della via ferrata rende omaggio a questa storia locale!

Equipaggiamento

Ogni volta che percorro un trekking o una via ferrata, arrivano puntuali una serie di domande riguardanti l’attrezzatura di cui mi avvalgo durante le uscite. Condivido qui il mio equipaggiamento indirizzandovi invece a questo link per ulteriori approfondimenti.

Manuela (ph: Antonio Canaveras)

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