Alta Via 1 delle Dolomiti: diario di viaggio (prima parte)

Alta Via 1 delle Dolomiti: diario di viaggio (prima parte)
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Durante la primavera del 2021, ho pensato a lungo alla destinazione delle mie ferie estive: da una parte, mi sarebbe piaciuto vedere montagne inedite, dall’altra non allontanarmi troppo sia per motivi di budget che di giorni disponibili. Di una cosa ero però sicura: dopo l’Alta Via 2 delle Dolomiti dello scorso anno volevo percorrere un’altra Alta Via e dopo attente considerazioni la mia scelta è ricaduta sulla numero 1 che collega il lago di Braies a Belluno. Dato che sul web non mancano dettagliate informazioni sul percorso, le varianti e le montagne attraversate (che tra l’altro sono quelle più famose delle Dolomiti), in questo articolo condividerò esclusivamente la mia esperienza di viaggio aggiungendo qualche dettaglio in più rispetto a quello che ho già pubblicato, a puntate, su Instagram.
Scopriamo insieme l’Alta Via più famosa delle Dolomiti 😉

L’itinerario in breve

  • Partenza: Cortina
  • Arrivo: Statale Agordina (Belluno)
  • Chilometri: 110
  • Dislivello positivo: 6348 metri
  • Dislivello negativo: 7544 metri
  • Punti di appoggio: rifugi
  • Periodo consigliato: estate
  • Tempo di percorrenza: 9-11 giorni
  • Difficoltà: T, E, EE (è possibile escludere le due ferrate previste nel percorso originale grazie ad alcune varianti)
  • Linea telefonica: tendenzialmente sempre presente

Le tappe

L’inizio di un viaggio (11 agosto)
Alta Via, sono tornata (12 agosto)
Un passo dopo l’altro (13 agosto)
Sotto il sole di forcella Lagazuoi (14 agosto)
Cinque Torri e Nuvolau: ferragosto in Dolomiti (15 agosto)
La tappa più lunga: in cammino verso il Pelmo (16 agosto)
Ciao di nuovo, caro Coldai (17 agosto)
Equipaggiamento
Alta Via 1 delle Dolomiti: traccia gpx

Alta Via 1 Dolomiti: il reel

https://www.instagram.com/reel/Chpqn9Pj75c/

L’inizio di un viaggio (11 agosto)

L’11 agosto la sveglia suona presto: mi aspetta una mattina di trasferimenti prima da Pordenone a Mestre e poi da Mestre a Cortina, da cui inizierà il mio viaggio. A causa di motivi logistici, infatti, non sono riuscita ad organizzare la partenza dal lago di Braies quindi raggiungerò il primo rifugio dell’Alta Via (il Biella) proprio da Cortina. In treno e in pullman penso a come sarà questo viaggio sulle Dolomiti: sono felice di avere la possibilità fisica ed economica di percorrere un’altra Alta Via e mentre trascorro il pomeriggio in relax tra la stanza dell’hotel e il centro di Cortina le ultime preoccupazioni volano via. Sarò completamente da sola perché ho bisogno di rigenerarmi dopo mesi molto impegnativi. Ho anche scelto di disinstallare temporaneamente Facebook, Instagram e Whatsapp perché sento il bisogno di vivere l’esperienza che mi aspetta senza la pressione di dover condividere tutto e aggiornare tutti costantemente. Mi sento così leggera che nemmeno la pioggia che scende per tutta la notte riesce a tirarmi giù il morale e quando, intorno alle 22, spengo la luce, sogno già di camminare con lo zaino in spalla per un altro incredibile viaggio sulle nostre bellissime Dolomiti.

Alta Via, sono tornata (12 agosto)

Al mio risveglio il clima a Cortina rasenta temperature invernali ma quando, alle 8.15, la navetta tramite cui ho fatto il trasferimento da Cortina a malga Ra Stua (punto di inizio del trekking) mi lascia a destinazione, non posso fare a meno di tirare fuori il mio migliore sorriso. Nessuno, a parte qualche mucca, è lì per testimoniare la partenza di questo trekking ma indossato lo zaino e stretti gli spallacci io sono pronta a iniziare. La tappa che mi porterà al rifugio Biella è tranquilla e durante i primi 6 chilometri e 800 metri di dislivello positivi di questo viaggio, prendo confidenza con lo zaino e il suo peso. Credo di essere tra i 10 e i 12 chili (non l’ho pesato prima di partire) e so bene che nei primissimi giorni il corpo dovrà abituarsi al peso e alla quota e la fatica si farà sentire. Arrivata in rifugio, la tentazione di alleggerire lo zaino e salire in cima alla Croda del Becco è alta ma il meteo è in peggioramento e decido che è meglio riposare visto l’impegno fisico che mi attenderà nei giorni successivi. Nel pomeriggio leggo, mi rilasso e mi rifaccio gli occhi davanti al magnifico panorama che offre il rifugio. Durante la cena conosco Chiara, Alex e Razvan, escursionisti con i quali condividerò a più riprese molti chilometri delle giornate successive: ci basta un sorriso e una battuta per cominciare a chiacchierare e conoscerci. La serata finisce con una grappa alla menta e un’ultima occhiata al panorama: nel pomeriggio ha piovuto e grandinato, le cime più alte sono imbiancate e la temperatura si sta abbassando rapidamente. Mi godo i brividi di freddo e dopo aver sistemato lo zaino per il giorno successivo mi addormento felice nel sacco a pelo: sono di nuovo in un rifugio, di nuovo in cammino e pronta a iniziare ufficialmente questa Alta Via 1 delle Dolomiti.

Un passo dopo l’altro: 13 agosto

Sabato 13 agosto, ai 2300 metri del rifugio Biella, una temperatura esterna di 5 gradi ci da il buongiorno. Dopo aver approfittato dell’ottima colazione, intorno alle 8.20 parto in compagnia di Chiara, Alex e Razvan alla volta dei rifugi Fanes e Lavarella dove dormiremo stasera. Cominciamo a camminare di buon passo, un po’ per scaldarci e un po’ perché ci aspettano quasi 13 chilometri. Il sentiero è comodissimo e la vista è spettacolare: scorci da alta via si susseguono chilometro dopo chilometro e noi non possiamo fare a meno di scattare foto e ripetere in continuazione “wow!”. Stiamo camminando sui sentieri del parco naturale Fanes-Senes-Braies e i panorami sono davvero sorprendenti. La giornata è splendida e una volta raggiunto il rifugio Fodara Vedla improvvisiamo una merenda di metà mattina sui verdi prati che circondano la struttura. Mentre beviamo il caffè incontriamo per la prima volta David: ancora non lo so, ma è con lui che terminerò l’alta via! Sta viaggiando con tenda al seguito e nelle prime giornate di trekking ci incroceremo a più riprese.
Raggiunto e superato il rifugio successivo, il Pederü, iniziamo la lunga salita che ci condurrà nel cuore del parco naturale. La salita è impegnativa, fa molto caldo e ben presto di disperdiamo: ognuno cammina con il proprio passo, sappiamo che ci ritroveremo tutti in cima. Esaurita la parte più impegnativa, mi guardo indietro e scorgo in lontananza la Croda del Becco: sembra lontanissima eppure stamattina ero proprio lì. Non smetterò mai di stupirmi di questa sorta di “magia del cammino”: semplicemente facendo un passo dopo l’altro, nell’arco di una giornata, si attraversano e scoprono infiniti ambienti e scenari. A fine tappa inizio ad avvertire un po’ di stanchezza e poco prima del rifugio Lavarella (dove dormirò), immergo i piedi nelle acque gelide di un torrente e mi cucino del riso. È al dente e completamente scondito ma al mio stomaco affamato non importa molto: mi rifarò in rifugio, dove, oltre a un ottimo ristorante, troverò una stanza accogliente, una doccia calda e un panorama da cartolina. Dopo aver cenato, crollo dal sonno e alle 21 mi addormento felice.

Sotto il sole di forcella Lagazuoi: 14 agosto

Ricorderó la notte al rifugio Lavarella come una di quelle dove ho dormito di più e meglio dell’intera alta via. Dopo ben 9 ore e mezza di sonno filate, sono pronta ad affrontare i 14 chilometri che mi condurranno prima a forcella del Lago (2486 metri), poi a forcella Lagazuoi (2573 metri) e infine sul passo Falzarego (2019 metri), dove passerò la notte presso il rifugio Col Gallina. Si prospetta una tappa lunga per i miei muscoli indolenziti ma la giornata inizia benissimo: l’aria è limpida e frizzante e mi incammino insieme a Chiara, Alex, Razvan, David e altre persone conosciute nei rifugi e lungo il percorso. Camminiamo così bene che tra una chiacchiera e l’altra saltiamo una deviazione e sbagliamo sentiero. Ce ne accorgiamo non troppo tardi ma la deviazione ci costa quasi un’ora di cammino, cosa che non aiuta l’umore di chi tra noi ha gli zaini più pesanti. Tornati indietro e imboccato il sentiero giusto, ci incamminiamo lungo lo scenografico pianoro che ci porta all’attacco della salita per forcella del Lago. Il sentiero è davvero spettacolare: salendo, vediamo di fronte a noi gli inconfondibili massicci del Sella e della Marmolada, e una volta giunti in cima, sotto di noi vediamo splendere le acque del piccolo Lago Lagazuoi. Saluto gli altri e lo raggiungo rapidamente, grazie a una ripida ma comoda discesa. Dopo averne costeggiato le rive, vedo le indicazioni per forcella Lagazuoi, segnata a 1 ora e 40. Mi sembra troppo ma la lunga salita che dal lago conduce verso la forcella non lascia spazio a dubbi. Le indicazioni sul tempo di percorrenza sono giuste, penso mentre arranco sotto il sole cocente sentendomi schiacciata dal peso dello zaino. Accuso molto questa salita, che percorro nelle ore più calde del giorno e di cui mi porterò dietro gli strascichi anche nelle giornate successive.
Dopo un tempo che mi sembra infinito arrivo finalmente in forcella Lagazuoi insieme a David, che ho incontrato lungo la strada. Di fronte al panorama che si staglia davanti ai nostri occhi tutta la fatica scompare e rimane solo la meraviglia. Mi prendo qualche minuto per contemplare la Tofana di Rozes, il Pelmo, il Civetta e le decine di altre cime dolomitiche visibili dalla forcella prima di salutare David. Lui proseguirà verso il rifugio Di Bona, io scenderò verso il passo Falzarego, che conosco già per averlo scalato in bicicletta. Mentre cammino verso il rifugio Col Gallina, dove dormirò, penso che sia bellissimo scoprire queste montagne pedalando o camminando: entrambi i ritmi sono quelli giusti per imprimere nella memoria scorci e paesaggi che tutto il mondo ci invidia.

Cinque Torri e Nuvolau: Ferragosto in Dolomiti (15 agosto)

La tappa di oggi è una delle più facili e tranquille dell’intera alta via: dal rifugio Nuvolau, dove farò tappa per la notte, mi separano infatti appena 6 chilometri e 500 metri di dislivello positivo. La stanchezza di ieri si fa sentire e sono contenta che la giornata di oggi sia più leggera anche perché appena inizio a camminare non c’è un muscolo che non mi faccia male. Ho anche tantissimo sonno e cinque minuti dopo essere partita mi infilo in un bar sperando nel miracolo del caffè. Dopo qualche altro sbadiglio mi incammino in discesa lungo il passo Falzarego: dopo un tratto su asfalto, che archivio in una ventina di minuti, abbandono la strada ed entro nel bosco seguendo le indicazioni per le Cinque Torri e il rifugio Scoiattoli. Dopo una breve salita (che contribuisce a svegliarmi), resa interessante dai maestosi scorci sul Lagazuoi, comincio a intravedere le famose 5 torri di Cortina.
Trovo queste formazioni dolomitiche, che vedo per la prima volta, molto suggestive. Le torri si ergono su un pianoro a 2250 metri di quota e una volta giunta in prossimità dell’antistante rifugio Scoiattoli decido che il sentiero ad anello che ne fa il giro è un buon modo per passare il tempo vista l’ora. Il sentiero, tra l’altro, ripercorre trincee e fortificazioni belliche risalenti alla Prima Guerra Mondiale e offre scorci davvero belli non solo sul Lagazuoi, ma anche sul Nuvolau e l’Averau, due delle cime più famose della zona. Dopo aver scattato alcune foto e bevuto un caffè in rifugio, decido di incamminarmi verso il rifugio Nuvolau prima che il meteo volga al peggio.
Nel pomeriggio sono infatti previsti temporali e quando raggiungo il rifugio Nuvolau, sono contenta che le nuvole non siano così fitte come previsto perché ho modo di capire il motivo per cui questo luogo è così famoso. Dai 2574 metri di altezza del rifugio, che domina il passo Giau, si gode di una vista a 360 gradi su tutte le montagne che ho attraversato negli scorsi giorni e su quelle che attraverserò. Il panorama mi lascia letteralmente senza fiato e passo ore a contemplarlo.
In rifugio ritrovo David e passo il pomeriggio a godermi l’atmosfera e chiacchierare con gli altri escursionisti che stanno percorrendo l’AV1: quasi tutti quelli che ho conosciuto da quando sono partita fanno tappa qui stanotte. Verso l’ora di cena, le nuvole avvolgono il rifugio che non è così pieno come me lo aspettavo: le previsioni meteo devono aver scoraggiato molti escursionisti e, nonostante la giornata festiva, sono contenta che uno dei rifugi più affollati e famosi delle Dolomiti sia quasi tutto per noi. Sono così felice di essere qui e anche così grata che non riesco a trovare le parole per trasmettere tutta la bellezza che mi circonda né il profondo benessere che sto provando (le foto che ho scelto di pubblicare non rendono affatto giustizia alla maestosità di questo luogo, quindi non posso che consigliarvi di andarci di persona 🙂).

La tappa più lunga: in cammino verso il Pelmo (16 agosto)

Martedì 16 agosto, la sveglia suona presto. Sono appena le 6 e la colazione non sarà disponibile prima delle 7 ma ho un appuntamento importante. Voglio godermi il sorgere del sole dalla privilegiata posizione su cui sorge il rifugio Nuvolau: quando esco fuori, avvolta nel piumino, lo spettacolo che si presenta davanti ai miei occhi ripaga l’alzataccia e mi fa immediatamente dimenticare il diffuso indolenzimento muscolare che mi accompagna da 4 giorni. È per momenti come l’alba sul Nuvolau che ho imparato ad apprezzare questo tipo di viaggio, apparentemente fatto soltanto da salite, discese e fatica. Sono questi gli attimi che ricorderò negli anni, oltre il peso dello zaino, gli spazi condivisi nei rifugi e le notti quasi insonni.
Dopo aver contemplato il sorgere del sole e aver fatto il pieno di energie grazie all’abbondante colazione del rifugio, alle 8 sono già con lo zaino in spalla. Saluto i compagni di viaggio con cui ho condiviso la serata (alcuni li incontrerò nuovamente nel pomeriggio e nei giorni successivi) e scendo verso il rifugio Averau, dal quale comincio a percorrere l’umida e fangosa discesa che nel giro di un’ora e mezza mi porta in un luogo che desideravo vedere da tempo: il passo Giau. La bellezza di questo passo dolomitico meriterebbe molto più della veloce sosta che gli concedo ma il caos che trovo in cima al passo e i tanti chilometri che devo percorrere oggi mi fanno velocemente dirigere verso il sentiero che mi porterà a forcella Giau prima (2370 metri) e a forcella Ambrizzola poi (2277 metri).
Difficile, durante un’alta via, decidere quale giornata sia più bella o più panoramica di un’altra. Di certo, oggi il Pelmo e il Civetta (che appaiono imponenti di fronte a me dopo aver scavallato forcella Giau) sono i protagonisti incontrastati di ogni scorcio. Li fotografo e li ammiro da tutte le angolazioni che i sentieri di oggi mi consentono, imprimendo nella mia mente le sagome di queste impressionanti montagne che da sempre mi affascinano e sulle cui vette spero un giorno di salire. Anche grazie agli straordinari paesaggi di oggi, la tappa più lunga dell’alta via (16 chilometri) scorre quasi senza che io me ne accorga: mi sento in forma, soffro di meno il peso dello zaino e riesco a procedere molto velocemente.
Intorno alle 13 preparo uno dei miei risotti in busta e dopo averlo mangiato incontro alcuni compagni di cammino che non vedevo dalla mattina: insieme raggiungiamo il rifugio Città di Fiume, poi ci separiamo nuovamente. Alcuni di loro pernotteranno in un altro rifugio, altri sono in tenda e io devo raggiungere il rifugio Staulanza, al quale mancano ancora 3 chilometri. Li percorro in circa un’ora camminando sotto le maestose pareti est del Pelmo e del Pelmetto. Una volta in rifugio, faccio una doccia, lavo e stendo i vestiti con cui ho camminato e filtro l’acqua. Piccole attività che ripeto ogni giorno da quando sono partita e che svolgo più o meno comodamente a seconda degli spazi del rifugio. A cena sono da sola ma la maestosità dei panorami che ho contemplato mi fa compagnia mentre penso che, senza quasi accorgermene, sono quasi a metà della mia Alta Via 1 delle Dolomiti 🙂.

  • Passo Giau

Ciao di nuovo, caro Coldai (17 agosto)

La mattina del 17 agosto, un bellissimo sole illumina il Pelmo e le Dolomiti Bellunesi. Mi sveglio, penso per l’unica volta di tutta l’alta via, in totale calma. La tappa di oggi prevede infatti appena 7 chilometri e 400 metri positivi di dislivello: dal passo Staulanza dovrò raggiungere il rifugio Coldai, che già conosco e che mi piace molto. Faccio colazione con calma, bevo tantissimo tè e mangio il più possibile visto che la giornata di oggi non prevede un vero e proprio pranzo e la tappa di ieri è stata lunga.
Radunate le poche cose che ho con me, comincio a percorrere il passo Staulanza verso Pecol fino ad incrociare le indicazioni per il rifugio Coldai. Dopo giorni di sentieri e strade sterrate, fa davvero uno strano effetto camminare sull’asfalto! L’aria è limpida e la giornata, davvero molto bella, rende piacevolissima la salita verso il rifugio Coldai che raggiungo nel giro di un paio d’ore. Tralascio qualsiasi considerazione sulla processione di escursionisti che incontro salendo al lago: la maggior parte di loro sono vestiti come se dovessero andare a fare una passeggiata e non salire a oltre 2000 metri. Arrivata in rifugio il caos è davvero eccessivo per me: il fastidio che provo mi fa riflettere sul fatto che quello di oggi è stato il percorso più affollato che abbia mai trovato in questa alta via. In attesa di tempi migliori decido di chiudermi in camera a leggere.
Intorno alle 17, quando l’intenso vociare degli escursionisti lascia il posto a suoni che più si addicono alla bellezza di questi luoghi, decido di trascorrere del tempo al lago di Coldai in attesa della cena. Senza zaino salgo in breve a forcella Coldai e mi siedo su un comodo balconcino panoramico dal quale mi godo la vista che questo punto delle Dolomiti offre sulla strapiombante parete settentrionale del Civetta. Incrocio pochissime persone, tutte di passaggio, e rimango a guardare il lago e le montagne per un’ora abbondante osservando la luce cambiare e le nuvole scorrere.
Tornata in rifugio incontro nuovamente David (con cui camminerò in tutte le giornate successive) e la ragazza tedesca con cui avevo condiviso la cena al rifugio Lavarella. Nonostante lingue e background culturali completamente diversi, parliamo e ridiamo come vecchi amici mentre, durante la cena, ci aggiorniamo sulle tappe finora seguite e ci informiamo sulle prossime. Dopo aver cenato, andiamo a letto sperando che il giorno successivo il meteo sarà clemente dato che sono previsti forti temporali e piogge in vari momenti della giornata.

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