[ATTENZIONE: PRIMA DI RIPETERE L’ITINERARIO NEI MESI INVERNALI, VERIFICARE CON ACCURATEZZA LE CONDIZIONI DEL MANTO NEVOSO. ZONA SOGGETTA A VALANGHE]
Sei qui Home » Giù dai pedali » Trekking »Per alcune destinazioni vale davvero la pena puntare la sveglia all’alba, trascorrere ore in macchina e tornare a casa con il buio: le Alpi Carniche, a mio avviso, sono una di queste. Situate tra le Dolomiti e le Alpi Giulie, le Carniche non raggiungono altezze elevatissime (la cima più alta è il Coglians, 2769 metri) ma colpiscono per il loro aspetto, caratterizzato da un forte contrasto tra cime morbide e brulle e prominenti pareti rocciose. L’itinerario di cui scrivo oggi, a mio avviso, offre un bellissimo assaggio delle montagne carniche in quanto si sviluppa lungo sentieri e ambienti molto aperti e panoramici. Inoltre, questo itinerario permette (volendo) di raggiungere ben tre cime nel corso di un unico anello percorribile in giornata. Dopo questa premessa, andiamo a scoprire le cime protagoniste di questo trekking (monte Neddis, monte Dimon e monte Paularo) e i sentieri che le uniscono.

L’itinerario in breve
- Chilometri: 14
- Dislivello: 801 (positivo) – 779 (negativo)
- Quote: 1345 (minima) – 2029 (massima)
- Tempo di percorrenza: 5 ore circa (pause escluse)
- Sentiero: 404
- Punti di appoggio: nessuno
- Acqua: assente (ricavabile da neve in inverno)
- Terreno: sentiero e carrareccia
- Difficoltà: E (con neve EEA – a seconda delle condizioni necessari ramponi)
- Periodo consigliato: primavera e autunno (percorso completamente assolato, da evitare in estate)
- Copertura di rete: assente
Di cosa parlerò in questo articolo
– Monte Neddis, Monte Dimon e Monte Paularo: dove si trovano
– Dove lasciare l’auto
– Equipaggiamento
– Descrizione dell’itinerario
– Quali cime si ammirano lungo il percorso
– Scarica la traccia gpx dell’itinerario
Guarda il reel di questa escursione
https://www.instagram.com/reel/CkWiZ1dDSSV/

Monte Neddis, Monte Dimon e Monte Paularo: dove si trovano
Il Neddis (1824 metri), il Dimon (1959) e il Paularo (2043) sono tre cime delle Alpi Carniche situate nel sottogruppo della Catena Carnica Orientale di cui il Paularo è una delle principali vette (classificazione SOIUSA). Si tratta di tre montagne molto gettonate per l’escursionismo invernale, frequentate sia da italiani sia da austriaci vista la vicinanza del confine. I sentieri che permettono di raggiungere le tre cime sono numerosi e possono essere scelti in base al periodo dell’anno: in inverno è decisamente meglio optare per il versante sud (con partenza da Ligosullo e Castel Valdajer) mentre nella stagione estiva o comunque nelle giornate molto calde è preferibile il versante nord (con partenza da Casera Pramosio).

Dove lasciare l’auto
Avendo fatto la prima escursione in questa zona durante il mese di gennaio, io e Beatrice (amica e compagna di trekking!) abbiamo deciso di rimanere sul versante sud del gruppo montuoso parcheggiando l’auto in prossimità di Castel Valdajer (in foto). Si tratta di una struttura fondata nel 1488 che nel corso dei secoli è stata utilizzata principalmente a scopo residenziale. Quasi completamente distrutto nel 1917 nel corso della prima guerra mondiale, l’attuale aspetto di Castel Valdajer è da attribuire allo storico Pier Silverio Leicht che lo fece ricostruire durante il dopoguerra. Da questo periodo ad oggi, sembra che il castello sia stato convertito in una struttura ricettiva (scrivo sembra in quanto la struttura risulta chiusa da mesi, un gran peccato vista la sua posizione). Non c’è molto spazio per parcheggiare quindi consiglio di arrivare al massimo entro le 8.30 di mattina. A questo link, la posizione precisa da impostare sul navigatore.

Equipaggiamento
Abbigliamento
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Attrezzatura
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Descrizione dell’itinerario
[In questo articolo sono state inserite foto scattate sia durante l’escursione di febbraio che durante quella di ottobre].
Da Castel Valdajer al Monte Neddis
Dopo aver lasciato l’auto nei pressi di Castel Valdajer, per raggiungere la cima del Monte Neddis occorre imboccare il sentiero CAI 404. Questa prima parte dell’itinerario consiste in una costante salita (a mio avviso non troppo impegnativa) che consente di scalare 650 metri di dislivello in poco meno di 4 chilometri. La salita si sviluppa inizialmente in un bosco, poi in un ambiente sempre più aperto che offre bellissimi panorami sulle alcune delle principali vette delle Alpi Carniche e Giulie. Giunti sulla vetta del Monte Neddis (1824 metri), suonate la campanella e concedetevi qualche minuto per riprendere fiato e ammirare il bellissimo panorama di cui si può godere dalla vetta. Da questo punto in poi, ci sono due possibilità: tornare verso il castello percorrendo in discesa lo stesso sentiero, oppure dirigersi verso il Dimon e il Paularo che si trovano rispettivamente di fronte e alla vostra sinistra guardando verso nord.
Dal Monte Neddis al Monte Dimon
Dal Monte Neddis una breve discesa conduce ad un bivio presso cui è possibile scegliere se raggiungere la cima del Monte Dimon (135 metri di dislivello positivo) oppure proseguire verso il Paularo. Nel caso in cui decidiate di raggiungere la cima del Dimon vi consiglio di tenere sotto controllo la traccia gpx perché in molti punti l’erba alta rende poco evidente il sentiero. La piccola e bassa croce di vetta del Monte Dimon è anche piuttosto nascosta e cercarla è stato uno dei momenti più divertenti dell’escursione (bravissima Beatrice per averla scovata!).
Dal Monte Dimon al Monte Paularo
Dalla cima del Dimon, per raggiungere il monte Paularo ci sono due possibilità. La prima è quella di tornare indietro tramite lo stesso sentiero della salita per ricongiungersi al sentiero 404 e imboccare il lungo traverso che, costeggiando il fianco del Dimon, scende leggermente verso la conca di origine glaciale che ospita l’omonimo lago. Da qui, in prossimità di casera Montelago si imbocca il sentiero che in circa 30 minuti conduce sulla cima del Monte Paularo. La seconda possibilità è quella di proseguire, per un breve tratto, sulla cresta del Monte Dimon per poi percorrere in discesa una delle tracce che tagliano i ripidi prati della montagna (anche in questo punto è consigliabile tenere sotto controllo la traccia). Il sentiero di salita al Monte Paularo è comodo, evidente e non presenta alcuna difficoltà.
[Attenzione! Il traverso che costeggia la base del monte Dimon e conduce alla casera Montelago è esposto a nord-ovest: in inverno occorre valutare le condizioni del manto nevoso per munirsi, eventualmente, di ramponi.]
Dal monte Paularo a Castel Valdajer
Dalla cima del monte Paularo, una volta tornati presso casera Montelago, inizia forse la parte più monotona del trekking. Una lunghissima strada forestale (quasi 7 chilometri) consente infatti di tornare presso Castel Valdajer in circa due ore. Questa strada forestale, in condizioni normali (non innevata) è ampia, comoda e sicura. Diversa è la situazione con metri e metri di neve: scendendo, abbiamo trovato punti piuttosto pericolosi e diverse slavine. Non mi sentirei di consigliare questo itinerario se le precipitazioni nevose sono state abbondanti. Fondamentali, a meno che la neve non sia proprio fresca (in questo caso bisogna avere le ciaspole), i ramponcini, specialmente per i tratti sotto il bosco dove la neve ghiaccia).


Quali cime si ammirano lungo il percorso
Come si intuisce dalle foto questo trekking è molto panoramico. Non è affatto scontato camminare per diverse ore ammirando così tante montagne e scenari diversi e questo è uno dei motivi per cui l’itinerario mi è piaciuto davvero molto. Salendo verso il Neddis, il Dimon e il Paularo si svelano progressivamente in primo piano l’imponente massiccio del Monte Coglians (2780 metri), il Gamskofel (2526 metri) e la creta di Timau (2217 metri).
Guardando invece verso sud (da sinistra verso destra) possiamo ammirare il Monte Cimone (2379), la Creta dai Rusei (1915), il Zuc dal Bor (2195) e il Monte Crostis (1894). Centralmente svettano la Creta Grauzaria (2063) e il Sernio (2187). Andando verso destra possiamo invece ammirare le Pale del Laris (1918), il Cuel Mauron (1814) e il Tersadia (1960).

Scarica la traccia gpx dell’itinerario
Manuela
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